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Attenzione a non esagerare nella difesa degli ippocastani

È bene evitare il costante ripetersi verso le più varie patologie, di tutti gli interventi con prodotti fitosanitari, spesso attuati senza validi motivi e con scarsi risultati, soprattutto se già eseguiti da diversi anni ed anche di quelli che in circostanze particolari si sono dimostrati di notevole efficacia ed utilità come nel caso specifico della difesa degli ippocastani contro il seccume fogliare estivo.

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Un classico esempio di notevole attualità sull’argomento, ci viene offerto dagli interventi di difesa eseguiti negli ultimi anni, spesso in modo irrazionale e con scarse valutazioni dei risultati finali, contro le patologie fogliari degli ippocastani, rappresentate di recente in prevalenza dall’insetto Cameraria ohridella e contemporaneamente dalla più datata crittogama Guignardia aesculi.

La patologia di natura crittogamica mantenuta costantemente in essere da Guignardia aesculi (cercando di non confonderla con il pur vistoso e frequente seccume di natura fisiologica, di cui tante volte si è parlato anche in passato), esiste ormai da moltissimi anni in forma quasi cronica, su gran parte degli ippocastani delle diverse specie esistenti sul territorio nazionale, producendo seccumi fogliari più o meno consistenti a seconda delle zone e degli andamenti climatici.

La patologia di natura entomatica più recente, più vistosa e diffusa, sempre dannosa per il fogliame delle stesse piante di ippocastano, ad esclusione praticamente totale di quelle a fiori rossi, viene provocata e diffusa da un piccolo insetto classificato tra i microlepidotteri minatori, nella specie Cameraria ohridella, di introduzione abbastanza recente sul territorio nazionale, con provenienza dalle zone del Nord.

Queste forme patologiche, pur producendo danni abbastanza simili sul fogliame delle piante, non possono assolutamente essere confuse tra di loro e le operazioni di difesa contro di esse devono essere ben definite, puntuali e precise, mentre non possono rappresentare motivi di durata infinita.

Per quanto riguarda la crittogama, seppure anche molto presente ed a volte visibilmente deturpante gli apparati fogliari, è stata sopportata per moltissimi anni e sempre trascurata da tutti, aziende vivaistiche in gran parte comprese, senza riuscire ad evitarne se non in minima misura la diffusione e senza considerarne gli effetti a volte molto evidenti e dannosi sul fogliame delle piante durante il periodo estivo, tuttavia mai devastanti in passato come negli ultimi anni, a causa dell’avvenuta contemporanea presenza dell’altra forma di seccume fogliare prodotta dall’insetto Cameraria ohridella.

E’ proprio con l’avvento di quest’ultimo e con le scarse conoscenze tecniche da troppe parti dimostrate, relativamente al ricorso verso una forma di difesa corretta, tempestiva ed efficace nei suoi confronti, che è subentrata anche a seguito dei tanti errori diagnostici ed esecutivi, una forma diffusa di panico, con la conseguenza di azioni d’intervento spesso frettolose, a volte strampalate e per nulla producenti i vantaggi sperati, oppure nel caso contrario facendo registrare l’assenza assoluta di ogni attività di difesa e l’altrettanto negativo abbandono totale delle piante interessate.

Negli ultimi 3-4 anni le acquisite migliori conoscenze tecniche generali e la propaganda battente per una difesa globale verso queste forme patologiche, risultata a volte persino troppo spinta e non sempre equilibrata, si è notato almeno in diversi casi, una maggiore aderenza alle tecniche più corrette ed efficaci, con buoni risultati sul contenimento delle deturpanti forme di seccume estivo, anche per l’acquisizione di una migliore professionalità degli addetti verso i delicati e specifici interventi fitosanitari.

Purtroppo da qualche anno ed ancora in questi giorni, senza pensare a cose migliori e senza un minimo di fantasia, c’è una tendenza a proseguire banalmente sulla stessa via, adottando ancora e continuamente gli stessi interventi già eseguiti, non valutando i risultati già raggiunti e le conseguenti possibilità di riduzione o di annullamento almeno temporaneo del ricorso ai trattamenti fitosanitari, sino ad oggi anche troppo lungamente attuati.

Non si può volere ricercare a tutti i costi una garanzia assoluta su questi problemi, sperando soltanto in sempre migliori risultati futuri o addirittura in casuali risoluzioni, senza rendersi conto di quanto già ottenuto in precedenza e senza valutare gli eventuali effetti collaterali negativi che comunque per raggiungere quei risultati si sono spesso perlomeno innescati.

Il concetto di prevenzione non si può certamente basare su questi comportamenti insensati che tendono soltanto ad una forma di difesa ad occhi chiusi, con errati presupposti garantistici e senza alcun sforzo migliorativo ragionato.

Perché continuare ad inseguire ed ancor peggio ad intervenire contro un nemico che in molti casi non esiste più o si è ormai ridotto a livelli di inesistente pericolo ?

In questo concetto stanno da sempre concentrati tutti i segreti di una razionale difesa fitosanitaria e la capacità reale di chi è chiamato a risolvere i vari casi patologici e ad effettuare, ridurre od abbandonare gli interventi di difesa spesso divenuti usuali, ma che soprattutto in questi casi devono essere opportunamente rivisti, diversamente valutati ed adottati a seconda delle singole occasioni che gradualmente vengono a presentarsi o ripresentarsi.

Le popolazioni dell’insetto citato, perché è di questa manifestazione che oggi maggiormente si parla, si sono in varie zone notevolmente ridimensionate, soprattutto dove sono stati adottati opportuni accorgimenti tecnici, anche di natura agronomica e dove gli interventi di natura chimica programmati sono stati meglio e più razionalmente eseguiti, al punto che le probabilità di nuove intense infestazioni si sono gradualmente ed automaticamente ridotte.

Soprattutto negli impianti in cui siano stati eseguiti interventi di difesa col metodo endoterapico per più anni, anche l’azione residuale dei prodotti inseriti all’interno delle piante, sembra destinata a produrre effetti ridistribuiti nel tempo, per cui è bene ragionare anche su questo aspetto, al fine di valutare ed eventualmente interrompere la serie spesso continua degli interventi fino ad ora effettuati, apparsi a volte anche abbastanza invasivi e verificare sia le possibilità attuali o future di applicazione forse ancora sostenibile, sia l’attuale reale presenza dell’insetto, valutandone sul posto la sua possibile dannosità residua, in genere oggi preventivabile senza eccessive difficoltà.

A proposito di queste necessarie verifiche, da richiedersi sempre a tecnici esperti rintracciabili soltanto negli Albi professionali dei Dottori Agronomi-Forestali con auspicabile specializzazione in Fitopatologia od in quello dei Periti Agrari, viene senz’altro da chiedersi cosa stiano facendo in buona parte gli Enti sperimentali preposti e già in varie occasioni sollecitati, al di fuori degli ormai usuali Convegni od incontri tecnici con la divulgazione di cose e fatti spesso arcinoti, al punto da sembrare opportuno un nuovo tentativo rivolto a spronarne la vera e necessaria attività istituzionale.

Comunque, nell’eventuale incertezza del risultato ottenibile e per una facile verifica della poco probabile dannosità residua degli insetti ancora presenti, sono oggi ampiamente disponibili i mezzi di monitoraggio, al cui impiego molto semplice si è dimostrato utilissimo fare ricorso, per un valido soccorso interpretativo, spesso necessario nelle troppo variabili situazioni da valutare.

A questo punto, si deve anche ricordare che nell’eventualità di nuove infestazioni sempre possibili ma nei casi citati scarsamente probabili o di presenze indesiderate per recrudescenza delle popolazioni dell’insetto, la vegetazione potrebbe risultare nuovamente sofferente ma certamente il fatto non deve preoccupare, perché le piante nel loro complesso non subiranno mai alcun pregiudizio vitale a seguito della nuova parziale defogliazione che potrebbe pure ripresentarsi.

In queste occasioni, si potranno sempre prendere gli opportuni provvedimenti durante le successive stagioni vegetative, senza avere provocato in alcun caso qualche problema aggiuntivo.

Inoltre è bene evidenziare, al fine di fugare ogni possibile dubbio sulla opportunità e sulla utilità di quanto proposto, che nel caso di reinfestazioni anomale ed improvvise che dovranno essere sempre seguite da vicino con i citati mezzi di rilevazione e solo nel caso si ritenesse per qualche ragione utile o necessario, sarebbe ancora possibile intervenire con efficacia contro le larve della generazione prodotta dai nuovi adulti opportunamente catturati ed identificati.

I modi, i tempi ed i mezzi con cui eseguire detti interventi o con cui programmarne dei nuovi ma solo in caso di necessità, sono già in gran parte noti e sono stati più volte divulgati dal sottoscritto anche su questo sito, ma potranno essere rivisti e riproposti possibilmente con buon margine di tempo e concordati anche singolarmente, per ogni specifica esigenza sia attuale che futura.

Modena, 22/02/2005.

IL FITOPATOLOGO

(Dr. Agr. Giorgio Badiali)

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Collegio Provinciale dei Periti Agrari e dei Periti Agrari Laureati di Modena